Daniele Medori, chef, proprietario de “Il Nido di Alice” e orgoglioso ambasciatore della marchigianità si racconta a noi di Accademia Chefs.
Daniele, ci racconti di lei: come è iniziata la sua esperienza nel mondo della ristorazione?
Devo dire che io ho sempre avuto la passione per la cucina e tanti degli ospiti del nostro B&B ci chiedevano anche di poter mangiare e non solo dormire nella struttura. E alla fine è stato così che ho deciso di “fare il salto”, nel mondo della ristorazione… non è stato in verità un grande salto visto che cuciniamo a casa “home restaurant” per persone che ci conoscono e apprezzano la cucina e l’ambiente.
Qualche parola sul suo B&B “Il Nido di Alice”: come nasce l’idea?
Nel 2001 io e la mia famiglia abbiamo fatto un tour della Bretagna e abbiamo scoperto i B&B, tornati a casa, nel 2002, abbiamo aperto “Il nido di Alice”. Il nostro B&B è nato come ho detto da un’esperienza, ma ha dato sfogo alla nostra passione di conoscere e relazionarci con il mondo. Abbiamo sempre fatto volontariato, sono stato per 40 anni un capo scout e la tensione verso gli altri è oramai connaturata in me, la stessa passione che metto nell’accogliere gli ospiti, nel conoscerli e farli diventare amici: arrivano ospiti e ripartono amici ci troviamo sulle colline della Valdaso, a Lapedona, uno splendido paese che affaccia sui monti e sul mare, la mia casa è sul cucuzzolo di una collina da dove ho una vista a 360° sulle Marche, dal San Vicino al Conero al Gran Sasso e tanto mare davanti…ho tre camere tutte con bagno e un giardino tutto intorno alla casa. Organizziamo visite culturali e tour alla scoperta delle meraviglie del nostro territorio, sia di carattere culturale sia di carattere culinario, visto che siamo in contatto con tanti produttori delle eccellenze che ci contraddistinguono come territorio.
Nessuno avrebbe mai potuto pensare ad 2020 così: voi siete già ripartiti? In che termini?
Nessuno avrebbe potuto immaginare una situazione del genere, forse è servita per riflettere e cercare nuove forme di turismo, un turismo che noi predichiamo da tanto fatto non solo di business, ma soprattutto di relazione, di scambi, di accoglienza e di crescita. Spero che ci governa queste situazioni riesca a capire quello che noi sperimentiamo da anni nelle nostre iniziative. Sono anni che è nata l’associazione AgriturAso che è un insieme di 20 strutture che si sono unite per fare rete e mettere in comune le esperienze e gli obbiettivi basati sul turismo di relazione, da questa associazione è nata l’esigenza di aprirci al mondo e noi l’abbiamo fatto nel vero senso della parola inventandoci LE MARCHE IN VALIGIA.
“ Le Marche in Valigia” è il bellissimo progetto che l’ha vista protagonista: la “marchigianità” sarà un’arma in più per ripartire ed attrarre comunque visitatori?
Le Marche in valigia è nata 10 anni fa mettendo in pratica quelle che erano le nostre aspirazioni di fare una promozione turistica nuova, niente fiere, niente volantini, ma la nostra presenza nei territori con la nostra cucina e la nostra cultura.
Noi abbiamo sviluppato negli anni una rete di relazioni che ci consentono di avere amici che ci organizzano serate evento in tutte le parti del mondo. Noi partiamo portandoci dietro tutto i necessario per una cena tipica marchigiana. La serata si svolge di solito così: presentazione dei personaggi, video introduttivo per far sapere chi siamo, presentazione del menù e dei vini della serata…tra una portata e l’altra facciamo il laboratorio delle olive fritte, quello sulla “pannella”, sfoglia, la lezione/degustazione dell’olio e quella del vino. Abbiamo intermezzi musicali con i nostri artisti un tenore e un fisarmonicista del museo della fisarmonica di Castelfidardo che allietano con le grandi arie della musica tradizionale italiana. Ci facciamo conoscere facendo assaporare le marche, quelle vere, quella dei borghi, dei grandi piccoli paesi pieni di storia di arte e di ottimo cibo. Comunque in questi 10 anni di Marche in valigia abbiamo visitato 14 nazioni diverse in Europa, America, Australia e Asia, abbiamo fatto più di 100 serate e conosciuto più di 15000 persone, il tutto fatto senza finanziamenti di nessun tipo ma autofinanziandoci con i ricavati delle serate e approfittando dell’ospitalità’ nelle case dei nostri amici. Diciamo che la politica nei nostri confronti non va oltre ad un incoraggiamento, un compimento ed ad una pacca sulle spalle, siamo una promozione turistica a costo zero e questo non è ben visto da chi pensa al turista come un soggetto …da spremere.
Lei ha frequentato uno dei corsi di Accademia Chefs: che impressione ne ha riportato?
Penso che Accademia Chefs sia stato un incontro davvero fortunato nella mia vita. Io venivo da una esperienza lavorativa in un altro settore, un lavoro che stava avendo problemi seri e mi sono trovato davanti ad un bivio…rischiare la depressione o cambiare vita e seguire la passione per la cucina? Ho deciso di trasformare una passione in professione e in questo l’apporto fondamentale è stato il trovarmi in Accademia. Oltre al lato più formativo, credo che il frequentare l’Accademia mi abbia dato un metodo di lavoro, una cultura della programmazione…io lì ho affinato le mie capacità inquadrandole in una successione di pratiche che ti danno la vera coscienza di cosa sia cucinare: la verità è che prima non cucinavo ma “facevo da mangiare”. Mi hanno insegnato a mettere il cuore nei piatti, ad essere quel qualcosa in più che fa dire ai clienti e agli amici ti sei superato. l’Accademia non deve essere vista solo come una scuola di cucina, ma è quel luogo posto che ti spalanca davanti il mondo della ristorazione. Ho conosciuto personaggi magnifici che non nomino per non fare torto a qualcuno che potrei dimenticare, ma l’Accademia non è una scuola è “la sensazione” di un ambiente stimolante e affascinante.
Pensa che la regione abbia bisogno di un centro formativo di questo livello? Cosa apprezza maggiormente del loro mondo?
Io credo che la regione Marche sia dotata di ottimi Istituti Alberghieri, ma un centro regionale che metta in comune le esperienze dei vari guru della cucina è essenziale per far scoprire al mondo la cucina marchigiana…una sorta di luogo delle eccellenze…da presentare al mondo. Gli chef ci sono, dobbiamo trovare il modo di fare una vera azione di promozione non turistica ma territoriale, dobbiamo “vendere” la nostra marchigianità.
Un’ultima battuta: tornerà a portare le Marche in giro per il mondo?
La quarantena ha tarpato un po’ le ali alle nostre iniziative, siamo rientrati appena in tempo dall’Olanda e dal Belgio prima della chiusura delle frontiere, avevamo delle iniziative in Italia, ma è saltato tutto…abbiamo perso la festa della lavanda e la cena internazionale dove riuniamo tutti gli stranieri che vivono nelle nostre zone condividendo il cibo caratteristico del proprio paese che ognuno porta e mette in comune.
Eppure nonostante tutto abbiamo trovato un modo per stare uniti: “la cucinaciochecio’ “ non è altro che una ufficializzazione di quello che noi facciamo di solito nelle nostre case quando arriva qualcuno di inaspettato si mangia quello che c’è, noi abbiamo pensato di farne una sorta di percorso istituzionale del nostro modo di accoglienza. In tempi di distanziamenti e di lontananza forzata abbiamo inventato la : staffetta della cucinaciochecio’. Ogni giorno a turno ognuno dei membri/amici pubblica sulla pagina una ricetta particolare della propria tradizione e poi passa al testimone alla successiva…stiamo raccogliendo ricette da tutto il mondo i membri a oggi siamo più di 200 e alla fine della staffetta avremo una panoramica del cibo di tutte le parti del mondo. Ora speriamo che si riaprano le frontiere, noi siamo sempre pronti a partire e condividere con tutti le nostre esperienze e le nostre eccellenze!